Il vermouth è tornato grande protagonista dell’aperitivo, ma oggi scopriamo come proporlo a tavola e come dopo pasto.
Basta pronunciare la parola “vermouth” per evocare un immaginario fatto di cocktail intramontabili, aperitivi eleganti e atmosfere da “Belle Époque”. Un prodotto dal fascino antico, la cui storia si intreccia con le tradizioni italiane e la cultura del bere bene. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, tra le antiche ricette di vini conciati e aromatizzati. Ma è a Torino, alla fine del XVIII secolo, che il vermouth assume la forma che conosciamo oggi. Fu Antonio Benedetto Carpano, nel 1786, a dar vita a questo elisir di erbe e spezie, destinato a conquistare i bevitori di tutto il mondo.
Se negli ultimi anni il vermouth ha vissuto una rinascita come protagonista dell’aperitivo, riscoprendo antichi rituali e cocktail classici, oggi siamo pronti a esplorare nuove frontiere. Perché il vermouth non è solo un preludio al pasto, ma un vero e proprio passepartout per accompagnare le diverse portate, fino al dessert. Candidandosi anche a protagonista del fine pasto.
A tavola con il Vermouth
La base vinosa del vermouth, arricchita da un’infusione di erbe e spezie, offre un ventaglio di possibilità inaspettate. Di primo acchito, il pensiero va subito all’abbinamento con i formaggi, terreno fertile per l’esplorazione. Il vermouth bianco esalta le note caprine; il rosso bilancia la dolcezza e la grassezza di alcuni formaggi, mentre per gli erborinati sono perfetti i vermouth che hanno come base il Moscato.
Ma a tavola si può sperimentare in molteplici direzioni. Magari abbinamento un vermouth rosso a un hamburger con salse e sottaceti. O un vermouth bianco alla pizza o alla farinata, per un connubio pop, o a un piatto di crudi di mare, per un’esperienza memorabile. E per le ostriche? Il Dry, senza dubbio.
Il Vermouth come fine pasto gourmet
Lasciate sullo scaffale (almeno per una volta) l’amaro digestivo: il vermouth è pronto a conquistare la scena del dopo cena. Servito liscio o con ghiaccio, a fianco di una selezione di pasticceria secca o scorzette di agrumi candite, il vermouth regala un’esperienza sensoriale unica. Memorabile poi l’abbinamento con i lievitati delle feste (panettone e colomba). E per i più audaci, perché non osare un abbinamento con il cioccolato fondente al peperoncino o con un dessert al tartufo? Il vermouth saprà sorprendervi con la sua capacità di esaltare i sapori e creare un finale di pasto indimenticabile.
Per presentarlo nel migliore dei modi, consigliamo di servirlo freddo ma non freddissimo, attorno agli 8-10°C (soprattutto a fine pasto, è preferibile alzare di un paio di gradi la temperatura), in un tumbler basso o un bicchiere a tulipano, perfetto per esaltare i suoi profumi e aromi. Due cubetti di ghiaccio nel bicchiere sono benvenuti, mentre per la guarnizione si può spaziare tra le scorze degli agrumi: l’arancia è il grande classico, il limone una variante ricercata, il pompelmo l’outsider che sa sorprendere.
Tre Vermouth da provare a fine pasto
Vermouth Carpano Antica Formula
Partiamo dalle origini, con un vermouth archetipo, inconfondibile fin dai profumi. C’è tutto quel che deve esserci, in equilibrio: vaniglia, spezie dolci, erbe di montagna, datteri e scorze d’arancia. L’assaggio integra note di mandorle e uva passa, chiodi di garofano e fave di cacao. A piacerci è poi la sua armonia: ha l’equilibrio di un boxeur scafato che non ha perso l’agilità dei suoi vent’anni. Un fine pasto perfetto, appagante.
Vermouth del Professore Classico
Per chi vuole chiudere il pasto con un campione dall’anima ambrata, ecco questo vermouth che omaggia nel nome il mito di Jerry Thomas, pioniere della mixology, e nelle atmosfere l’epoca pre-proibizionismo. Prodotto con pregiato Moscato piemontese e arricchito da erbe aromatiche, spezie esotiche e officinali, offre un bouquet di fiori, frutti maturi, assenzio e spezie, mentre il sorso è caloroso, avvolgente, piacevolmente amaricante nel finale lungo e complesso. Un’autentica coccola.
Vermouth Garazzino
Chiudiamo con il nostro prediletto, se non fosse altro per il suo papà, il compianto Davide Garazzini, che lo ha lanciato nel 2015 mettendo a punto una ricetta che include 3 qualità di vini, fra cui il moscato in tutta la sua grazia, e 24 botaniche e spezie che creano un’esplosione di aromi: pepe nero, amarene, frutta fresca e scorza di limone. Da bere liscio, assaporando tutta la sua speziata aromaticità, bilanciata da un’invidiabile freschezza. Per un’esperienza sensoriale unica, seduti a tavola, con i migliori amici.